giovedì 24 aprile 2014

LEZIONE DI INGLESE

Dedicato a chi "il problema non è l'euro e questa Ue" e "la sovranità monetaria è una cosa da fascisti, nazionalisti e demagoghi che non vogliono fare le riforme": come hanno affrontato la crisi economica scoppiata nel 2007 (e da noi ancora in atto) i pragmatici inglesi, che certamente non sono bolscevichi, fascisti, anacronistici avversari del mercato e della globalizzazione, fanatici, populisti, pigri e corrotti?
La Bank of England, noto ricettacolo di populisti ostili alle riforme

Per prima cosa hanno nazionalizzato il loro sistema bancario evitando di ripianarlo a spese della collettività come è avvenuto in Eurozona nel 2007-2008: dapprima lo hanno fatto con la Northern Rock nel 2008, successivamente con la Royal Bank of Scotland, con una partecipazione di minoranza nel Lloyds Banking Group e con la creazione di un fondo per il salvataggio bancario a cui aderirono numerosi altri istituti finanziari.

E' stato un problema? No. E' schizzato lo spread? No. E perché? Perché gli inglesi si son ben guardati dal cedere ai mercati privati la propria sovranità monetaria, che hanno esercitato nella loro pienezza con un quantitative easing della Banca d'Inghilterra (concordato col Governo) di 375 miliardi di sterline, attraverso i quali hanno rastrellato, sul mercato finanziario, titoli del debito pubblico, i cui interessi sono stati restituiti allo Stato (notate bene: allo Stato, non alle banche), permettendogli di ridurre il costo del suo finanziamento.

In modo molto pragmatico gli inglesi hanno poi lasciato crescere l'inflazione fino al 5% (svalutando), infischiandosene pure della soglia desiderata del 2% e si sono concentrati a stimolare l'economia attraverso bassi tassi d'interesse, tant'è che nell'ultimo trimestre hanno riportato il loro tasso d'inflazione al 2%, alla faccia dei deliranti predicatori della deflazione. E anche tutto questo è potuto avvenire perché non hanno venduto ai mercati privati le prerogative della loro Banca centrale.

I risultati, certamente non brillanti (la crescita mondiale oggi non è alta quasi da nessuna parte e il Regno Unito è stato colpito proprio nella sua industria principale, quella finanziaria), sono stati comunque significativamente superiori a quelli dell'Eurozona, con una crescita del Pil decisamente migliore e con una disoccupazione che, pur non certificando ancora il superamento della crisi, è ben lontana dai tristi dati nostrani.

La vicina Irlanda - stessa cultura, stessa lingua, stessa bassa tassazione, anzi: ancora più bassa di quella inglese, stesso core business fondato sulla finanza, debito pubblico addirittura bassissimo, ben più del Regno Unito - invece negli stessi anni è precipitata nel disastro ed è tuttora è in grave recessione. Sono diventati improvvisamente dei pigroni corrotti gli irlandesi oppure la differenza è che Dublino ha l'euro (con tutto quel che ciò comporta) e Londra invece ha la sterlina, la propria banca centrale, una politica monetaria e la forza di una democrazia nella quale il mercato è libero ma il popolo è sovrano?

(ringrazio Alessandro Santucci per i dati)

mercoledì 23 aprile 2014

QUESTIONE DI BUONSENSO

Anche ad Amsterdam c'è recessione: evidentemente pure gli olandesi sono pigri e inefficienti.

L'uscita dalla moneta unica e il ripristino del cambio flessibile e di una autonoma politica monetaria sono la panacea di tutti i mali? Mi sembra ovvio che non sia così e infatti non l'ho mai sostenuto nè io (il che conta poco) nè tutti i grandi economisti, premi Nobel compresi, che si pronunciano da anni sulla insostenibilità della moneta unica (il che dovrebbe contare molto di più). Chi attribuisce alle posizioni euro-scettiche più documentate una simile concezione, o non le ha lette con attenzione oppure è in cerca di un alibi per non mettere in discussione il feticcio-euro. E' molto facile, per non ammettere che questa moneta unica è stato un grave errore (in parte, come sappiamo, voluto perché funzionale alla speculazione finanziaria), respingere le critiche documentate dicendo: "Ah, secondo te basterebbe tornare alla lira per eliminare tutti i problemi del nostro sistema produttivo?". Questo lo può dire un Salvini qualunque, non chi si occupa seriamente di economia, e infatti gli economisti che cito non lo hanno mai sostenuto.

Bisogna combattere corruzione, inefficienza, pigrizia, mafie, raccomandazioni? Certo. Tutti questi elementi concorrono a generare minore conpetitività? Certamente si. C'è gente nel nostro Paese che ha ancora la pancia piena e non ha capito che occorre un cambio di passo? Sicuramente. Ma resta un dato di fatto indiscutibile cui nessuno dei sostenitori dell'euro ha mai saputo dare una spiegazione soddisfacente: la crisi è stata superata in tutto il mondo tranne che nell'Eurozona e dei dieci Paesi Ocse (come si vede dal grafico ufficiale) in recessione o stagnazione nel 2013 ben nove appartengono all'area della moneta unica. Delle due l'una: o i popoli pigri, inefficienti, corrotti e con poca voglia di lavorare si trovano tutti nel continente europeo, anzi, per una straordinaria combinazione del caso, tutti nei Paesi europei in cui si adotta la moneta unica (Svezia, Danimarca, Ungheria, Uk, Polonia, Norvegia, solo per fare alcuni esempi, infatti hanno la loro moneta e guarda caso NON sono in recessione), il che tra l'altro smentirebbe chi parla di "specificità italiana", visto che la cosa riguarderebbe anche irlandesi, finlandesi, olandesi, croati; oppure la causa principale del mancato superamento di una recessione che altrove è già stata superata, ha a che vedere con l'unione monetaria. Non mi sembra che ci voglia un genio, basta il semplice buonsenso a capire quale delle due ipotesi abbia un minimo di validità. E non è quella secondo cui continuiamo a essere nei guai sino al collo principalmente perché siamo pigri, mediterranei e corrotti.

martedì 22 aprile 2014

PATRIMONIALE DI MASSA PER POVERI ILLUSI

Non finirò mai di stupirmi dell'ingenuità della gente. Nonostante le solenni fregature prese con Mario Monti e Enrico Letta, presentati come salvatori della Patria  e rivelatisi poi - come noi sostenevamo - deleteri esattori per conto della finanza internazionale, oltre che agenti della distruzione del nostro sistema produttivo al fine di "uccidere la domanda interna" (come ha confessato esplicitamente Monti), vedo che non poche persone si apprestano a illudersi ora per la terza volta con Matteo Renzi. 

Eppure, rispetto a Monti e Letta nulla è cambiato: anche Renzi non osa mettere in discussione nessuno dei vincoli della Ue che stanno strangolando l'economia europea, anche Renzi è alla disperata ricerca di fondi, anche Renzi, a parte misure-tampone come quelle degli 80 euro in busta paga, non ha nessuno spazio di manovra per rilanciare l'economia, anche Renzi ha costruito la sua carriera giurando fedeltà a questa Europa delle banche, anche Renzi, il giorno che si mettesse contro Bruxelles e le grandi lobby economiche (cosa che ovviamente non ha nessuna intenzione di fare, anche perché il buon Matteo di sinistra ha a malapena un braccio e una gamba) sarebbe scomunicato dai media e verrebbe da loro distrutto con la stessa velocità con la quale è stato pompato. Perché infatti, se la situazione economica e la logica politica sono esattamente le stesse, ora le cose dovrebbero evolvere diversamente da come avvenne con Monti e Letta? Solo perché Monti e Letta erano musoni e Renzi sorride ed è pop? Purtroppo, la stragrande maggioranza delle persone questa banale analisi non riesce a farla e, non paga di essere stato presa in giro ripetutamente nel recente passato, crede alle bugie ufficiali. Non accetta la possibilità che esista una classe dirigente e un sistema dell'informazione specializzati nel mentire e ancora dà credibilità a figure che pure si sono distinte per inaffidabilità, per il solo fatto che ricoprono incarichi istituzionali. Se il ministro dell'Economia o il governatore della Banca d'Italia o il numero uno di Confindustria sostengono che stiamo uscendo dalla recessione e che si vede la famosa luce in fondo al tunnel, molti tendono ancor oggi a crederci ("lo ha detto il ministro, lo ha detto Confindustria, lo ha detto la Banca d'Italia") nonostante siano anni che le previsioni di questi soggetti si rivelano totalmente sbagliate e quindi intenzionalmente false, dal momento che funzionari di questo livello l'economia la conoscono.


Renzi e Padoan, "il bomba" e la volpe
 Questa credulità dell'opinione pubblica, incapace - anche nel caso di persone sveglie e informate - di fare un minimo di analisi basata sui fatti e sui dati, fa sì che l'opera di impoverimento della maggioranza a danno dei profitti dei pochi possa proseguire indisturbata. In fondo, il potere economico, e quello politico che da esso dipende, sa che basta allentare la morsa dei sacrifici nei mesi precedenti questa o quella elezione, per essere sicuri che il popolo non si ribellerà. Ecco spiegato perché in giro si sentono tante persone fiduciose in questo governo, che pure si muove esattamente nella stessa linea dei precedenti. Persone che si lasciano impressionare dagli 80 euro in più in busta paga - che ovviamente saranno recuperati con future tasse - e dimenticano (anche perché il tema viene furbescamente ignorato dai media mainstream) che cosa ci aspetta. 

Già, cosa ci aspetta dopo la tregua delle elezioni europee? La mazzata dell'Imu a giugno, intanto. Poi una sicura manovra correttiva in autunno, che già ora appare inevitabile in quanto le stime di bilancio del Def sono assolutamente irrealistiche. E poi, dall'anno prossimo, la tremenda tagliola da 30-40 miliardi all'anno per 20 anni del Fiscal Compact. Che significheranno patrimoniale di massa o addirittura prelievo forzoso dai conti correnti. Come scrive Aldo Giannulli, ci attende "una contribuzione straordinaria: prelievo o prestito forzoso, direttamente dai risparmi in banca o sulla busta paga, e tassa patrimoniale. Ebbene, sulla tassa patrimoniale potremmo anche esser d’accordo se colpisse la rendita finanziaria o le maggiori concentrazioni immobiliari, ma siamo anche convinti che non ci si proverà nemmeno e la scure (altro che le “forbicine”) si abbatterà, come sempre, sui ceti medi e bassi. Il fatto stesso che non se ne parli, per non turbare la campagna elettorale (…), conferma che è esattamente così che andranno le cose." 

Se mi sarò sbagliato, e Giannulli con me, sarò felice di fare ammenda. Ma per ora le cose - se guardiamo razionalmente ai numeri e agli orientamenti di politica economica - stanno così. Altro che fiducia in Renzi, qui ci sarebbe da cambiare completamente cammino, e in tutta fretta.