mercoledì 11 dicembre 2013

ALL'ARMI SON FASCISTI

"Forconi" in corteo. Evidente la presenza di alcuni reduci di Salò

Lungi da me giustificare la violenza verbale, gli insulti, le minacce e tanto meno le eventuali infiltrazioni di fascistelli, naziskin da stadio, teppisti, mafiosi (dicono che ci siano anche loro) presenti nelle manifestazioni di protesta dei cosiddetti "forconi". Ci mancherebbe. Ritengo però sbagliato e strumentale bollare le proteste di questi giorni come squadrismo, punto e basta. Eh no, cari Letta, Alfano e compagnia (beh, veramente loro lo sanno benissimo, ma qui lo ribadisco a vantaggio di coloro che credono davvero all'ennesima palla di regime): gli squadristi ci saranno anche, ma senza le vostre politiche, senza il completo scollamento tra classe dirigente e il resto del Paese, senza la disoccupazione e la povertà che queste politiche hanno indotte, senza la chiara percezione che i partiti tradizionali non rispondono più ai cittadini e ai più deboli, grazie soprattutto alla svendita del centro-sinistra al dio mercato, non ci sarebbero nè blocchi stradali, nè cortei, nè forconi, nè fascisti infiltrati.

La paura dell'"uomo forte", del fascismo, dello squadrismo eterno è il timore che il potere agita per sviare la massa dal disegno di sottrazione di benessere e diritti che sta avvenendo da anni, complice quei partiti finto-progressisti che sostengono (vedi Renzi) l'insostenibile, ossia che il "liberismo è di sinistra". Non pochi piccoli-borghesi malati di scalfarismo cadono nella trappola. Il perché lo spiega bene secondo me questo passo del pensatore marxista Eugenio Orso, che esamina una categoria tipica dell'elettorato di centro-sinistra (quello che più grida al fascismo), che lui chiama "gli idiotizzati".  Ecco cosa scrive Orso e che io riporto pur non condividendo la sfiducia totale dell'autore nella democrazia rappresentativa e la durezza di certe espressioni:

Gli Idiotizzati credono che la sinistra e il sindacato, in qualche modo, difendano ancora i loro interessi all’interno dell’unico sistema politico possibile e “buono”, che è, come gli è stato fatto credere, la liberaldemocrazia. Anzi, la democrazia (...) deve essere difesa contro il “populismo” e contro qualsiasi altro pericolo, anche se è proprio la democrazia (liberale) che ci ha portati a questo punto. Parimenti, la piena sovranità nazionale politica e monetaria, che sarebbe necessaria per invertire la tendenza neoliberista, è bollata come una cosa “di destra”, da questi semi-lobotomizzati, e per loro, dati i bombardamenti propagandistici e i lavaggi del cervello che hanno subito, è comunque meglio uno stato debole e controllato dall’esterno, “sciolto” in un’unione posticcia come quella europea, in cui però non c’è spazio per l’”uomo forte”. Perciò, le numerosissime sconfitte subite in questi anni, e tutti i peggioramenti che scontiamo, dal potere d’acquisto ai diritti, sono imputabili esclusivamente all’azione e al malgoverno della destra, non di rado con venature populiste, e/o al comportamento delle solite banche che non concedono credito e speculano.

Capito? Martellati dall'efficiente propaganda mediatica di giornalisti e pseudo-intellettuali organici, tanti elettori e militanti del sedicente centro-sinistra vedono fascisti ovunque e concepiscono un solo pericolo. Che non è quello di un sistema economico che sta impoverendo le masse, no, non è questa autentica distruzione del nostro Welfare e della base produttiva in nome di Bruxelles (e Wall Street) che prosegue e si aggrava giorno dopo giorno. Per loro, il vero rischio, la priorità era, è e sarà - crollasse il mondo e fino a quando avranno ancora un tozzo di pane, perché costoro si sveglieranno soltanto quando la pancia sarà davvero vuota -  evitare che l'"uomo forte" (uno stilema immaginario che si può applicare di volta in volta a persone diversissime, da Mussolini a Hitler, Craxi, Berlusconi, Bossi, Grillo fino a qualche capopolo coi forconi, a seconda del momento), vada al potere e che il fantasma onnipresente del fascismo torni ad aleggiare. Il fenomeno dei forconi dovrebbe essere analizzato per le cause economiche e sociali che l'hanno generato e non soltanto per la coloritura ideologica di chi lo ha cavalcato (coloritura ideologica tra l'altro assai poco chiara, se è vero che anche i centri sociali e alcune formazioni di sinistra radicale partecipano alle proteste). Ma mi rendo conto che chiedere un simile sforzo a gente con la forma mentis sopra descritta è un'impresa disperata.


Post scriptum - Girano in Rete dei video che mostrano atteggiamenti e parole aggressive e minacciose di manifestanti del movimento dei forconi (per ora, però, non si registrano per fortuna veri e propri atti di violenza). Naturalmente questi video vorrebbero provare che si tratta di proteste fasciste e squadriste. A mio avviso invece non provano un bel niente: simili atteggiamenti, insulti, minacce sono da combattere, condannare e isolare (magari scendendo in piazza pacificamente invece di difendere Letta) ma non danno automaticamente nessuna caratterizzazione ideologica. Mi risulta che scene del tutto simili o anche peggiori (con botte vere e distruzioni vere) si abbiano anche nelle manifestazioni di estrema sinistra: erano squadristi anche i manifestanti del G8 che tiravano i sassi e spaccavano le vetrine? Oppure costoro erano tutti fascisti travestiti?

lunedì 9 dicembre 2013

LA DESTRA, LA SINISTRA E RENZI



La foto che Matteo Renzi tiene sul comodino


L'approdo di Matteo Renzi alla segreteria dei democratici completa la mutazione genetica del Pd. Quello che fu il più grande partito comunista d'Occidente e che, nel 1989, si trasformò in un partito progressista di massa, in teoria garante dei ceti medio-bassi e della giustizia sociale, pur in un quadro di accettazione del libero mercato, oggi è ormai anche nella forma e non solo nella sostanza il partito del liberismo. Assieme a Scelta Civica, che però conta assai poco, il Pd è la forza politica che più di tutte in Italia è portavoce della religione liberista secondo cui i mercati, se liberati dal controllo dello Stato, dalle sua inefficenza e dalla sua burocrazia, sono in grado di autoregolarsi e di garantire ricchezza e benessere promuovendo il merito. "Religione liberista", dico, in quanto una simile convinzione non è stata affatto confermata dalla teoria economica e dagli eventi, e quindi viene portata avanti quasi fosse un articolo di fede. 

Renzi, imitando con dieci anni di ritardo l'uomo che ha distrutto il laburismo inglese, Tony Blair, afferma esplicitamente che "il liberismo è di sinistra", parla di "merito" come chiave del successo personale e collettivo - lui, politico figli di politici che nella vita non ha mai fatto altro che il politico - e ha già chiarito quali sarà la sua linea di condotta nei temi che contano, quelli economici e sociali (il resto, rottamazioni, inciuci, larghe o strette intese, diritti civili, sono tutti temi agitati per tenere occupati i gonzi ma non hanno nessuna importanza): altre privatizzazioni, ulteriori tagli allo Stato sociale con la scusa degli sprechi (scommettete che i privilegiati tali rimarranno?), acquiscienza sostanziale alle politiche di austerità europee con relativa affannosa ricerca di fondi da passare ai creditori di Bruxelles e Berlino, magari - come ha già annunciato -  tagliando le pensioni e mandando a casa qualche centinaia di migliaia di pubblici dipendenti. 

Intendiamoci: il Pd, legato a doppio filo all'Europa della finanza, queste politiche le persegue da anni. Ma i Bersani e gli Epifani almeno fingevano di avere ancora qualcosa di sinistra. Renzi, dicendo che il liberismo è di sinistra, salta a piè pari il problema. Va però detto con chiarezza che sia nella teoria economica che nelle storia economica degli ultimi decenni, il liberismo e il libero scambismo senza regole hanno sono stati sì fattori di crescita, ma dei profitti dei grandi industriali, finanzieri e speculatori, mentre hanno sempre ridotto il potere di acquisto delle masse, borghesia inclusa; hanno innescato grandi bolle che una volte esplose hanno provocato recessioni come quella del 29 e l'attuale; hanno demolito lo Stato sociale, con grandi vantaggi per i gruppi privati che si sono assicurati la gestione di beni e servizi pubblici ma creando grandi difficoltà alla maggioranza della popolazione. 

Insomma, se per destra e sinistra - come insegnava Norberto Bobbio - si intendono due tendenze contrapposte (la prima privilegia il valore della libertà anche a costo di creare disuguaglianza, la seconda quello della giustizia sociale, anche a costo di limitare la libertà), e io non vedo altro modo di intenderle (lasciamo perdere la cosiddetta destra sociale o corporativista da cui discende anche il fascismo: è un discorso a parte) non ci sono dubbi: Renzi è di destra e il Pd, che lo ha eletto suo segretario con quasi due terzi di preferenze, di sinistra non ha più un bel niente. Neppure la maschera.

mercoledì 4 dicembre 2013

LE SUPERCAZZOLE 2/ "GLI AMERICANI HANNO PAURA DELL'EURO"

Ricordo che all'inizio della crisi dell'eurozona nel 2011, di fronte alle critiche dei giornali e degli economisti americani alle politiche fiscali e monetarie di Bruxelles, non furono in pochi a commentare: "Eh, certo che dagli Stati Uniti arriva l'invito a riformare o abbandonare l'euro: a loro la moneta unica europea fa paura!". Qualche brillante intelletto, suggerì, non si sa bene in base a quale teoria, che gli spread tra titoli di Stato fossero fomentati da speculatori made in Usa invece che dalla folle decisione della Bce di non garantire il debito della Grecia (e, di conseguenza, degli altri Paesi europei in difficoltà). 

Ora, che gli americani non avessero nulla da temere dall'euro o da qualsiasi altra valuta di riserva lo aveva spiegato bene Paul Krugman, che di pubblicazioni scientifiche ne ha sicuramente qualcuna di più di Romano Prodi o Mario Monti, in un articolo del 1998 su Fortune. Ad alcuni anni di distanza si può comunque dire che, se esistevano timori, la realtà li ha dissolti da un pezzo. Infatti l'euro non solo non ha mai soppiantato il dollaro come valuta di riserva mondiale ma - è notizia di ieri - è stato superato persino dallo yuan:

(ANSA) - ROMA, 3 DIC - Lo yuan sorpassa l'euro come 2/a valuta negli scambi commerciali dopo il dollaro. Lo scrive Bloomberg citando la Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication. Lo yuan a ottobre ha raggiunto quota 8,66% di lettere di credito e incassi (6,64% l'euro). Prediligono lo yuan Cina, Hong Kong, Singapore, Australia e, a sorpresa, Germania.

Anche Berlino preferisce dollari e yuan















Capito? Al prossimo incompetente che sostiene che la crisi dell'Europa l'hanno provocata apposta gli americani perché sono invidiosi dell'euro, fate pure notare che persino la Germania preferisce usare lo yuan.



lunedì 2 dicembre 2013

LE SUPERCAZZOLE DEL PROPAGANDISTA 1/ "EH MA I TEDESCHI HANNO INVESTITO!"

(Da oggi, nuova rubrica (quotidiana o quasi): Le supercazzole del propagandista, ovvero una sciocchezza al giorno.  L'idea magari non è originalissima ma vediamo se serve a qualcosa: siccome ogni santo giorno la propaganda di politici, giornali e tv somministra perle di saggezza economica con frasi fatte di scarso o nullo valore che però vengono presentate come verità indiscutibili, ogni santo giorno o quasi mostrerò come queste perle siano patacche, cioè luoghi comuni che non hanno nessuna base reale ma sono stati creati ed alimentati a scopo propagandistico, per convincere la gente che il liberismo e il libero scambismo incontrollati sono inevitabili e positivi, che questa moneta unica fa il bene della collettività, che l'austerità è una strada percorribile e che insomma bisogna dare fiducia alle politiche che continuiamo a vedere applicate con risultati disastrosi.

Mi avvarrò quando possibile delle parole di qualche bravo economista. Non ce ne sarebbe bisogno, perché le sciocchezze che i Letta, i Monti e prima ancora i Prodi, i Tremonti ecc. hanno raccontato per anni e che una stampa ossequiosa, ignorante o in cattiva fede ha amplificato e amplifica, sono talmente evidenti che basta una manualetto di ragioneria per confutarle. Però anche un'analisi banale è bene che sia ribadita da qualcuno che ha titoli per parlare. Mentre una supercazzola, se ripetuta all'infinito - come insegna Goebbels - viene percepita come una verità, ma è e rimarrà sempre una supercazzola).

Spiacevoli effetti della propaganda mediatica


Supercazzola 1: I tedeschi sono competitivi perché hanno investito, loro!

"Eh! Ma i tedeschi sono competitivi perché hanno investito!", dice l'italiano medio dopo aver assistito per anni ai dibattiti di Ballarò o dopo aver letto il centesimo editoriale di Alesina & Giavazzi sul Corriere della Sera. "Eh sì", aggiunge sempre l'italiano medio abituato a pensare che siamo i Calimero d'Europa,"invece i nostri imprenditori, pigri e rapaci, se ne sono fregati degli investimenti per fare profitti, magari evadendo le tasse e portando i soldi in Svizzera!".

Peccato che questo sia una un tipico luogo comune che si basa solo su pregiudizi (ovviamente fatta salva la costatazione che di imprenditori furbacchiotti il nostro Paese ne ha certamente). Infatti, un qualsiasi manuale economico di base ci spiega che se un Paese è un esportatore netto, è quasi matematico che avrà investito troppo poco. E siccome la Germania ha un grande surplus commerciale, è molto, ma molto probabile che di investimenti ne abbia fatti ben pochi.

Sicuro? Direi di sì. Come ci spiega il professor Alberto Bagnai, "in contabilità nazionale vale l'equazione S - I = X - M, ovvero: lo scarto fra risparmio nazionale, cioè S, e investimento nazionale, cioè I, (il risparmio "netto" di un Paese) corrisponde allo scarto fra esportazioni e importazioni (le esportazioni "nette" di un paese, cioè il suo saldo commerciale).

Ne consegue che se in un paese X-M ha un valore abnorme, come accade in Germania  necessariamente dall'altra parte o il risparmio è altissimo (ma questo significa che il consumi devono essere rasoterra, e non è il caso della Germania), o, se i consumi sono fisiologici (e quindi è tale anche il risparmio) dovranno essere bassini gli investimenti. Non si scappa: non è nemmeno matematica (che potrebbe essere un'opinione, come i miei amici matematici esperti di congetture sanno): è aritmetica. (...)

La media sul periodo 1999-2007 (dall'entrata nell'euro allo scoppio della crisi) del rapporto fra investimenti fissi lordi e Pil indica infatti (le fonti sono il WEO e l'AMECO) che la Germania si piazza ultima come rapporto investimenti/Pil sia in termini totali sia escludendo gli investimenti residenziali. Pensate che in termini di investimenti non residenziali riesce ad essere, se pure di un pelo, sotto alla Grecia. I due paesi con il maggior livello di investimenti non residenziali sono Austria e Portogallo (guarda te)! E, comunque, anche in questa classifica, come in quella della spesapubblicaimproduttiva, stanno peggio dell'Italia solo paesi virtuosi: la Finlandia, l'Olanda, la Francia e la Germania...
(...)

E la morale della favola qual è? Che da che mondo è mondo, nella maggior parte dei casi non si diventa competitivi "investendo", ma in un modo molto più semplice e che alle élite tedesche viene tanto naturale: fottendo il prossimo". Cioè comprimendo i salari! 

Chiaro?