mercoledì 7 agosto 2013

LA TERAPIA DEL DOTTOR EPIFANI

L'intervista odierna sul Corriere della Sera al segretario del Pd Guglielmo Epifani è interessante non solo e non tanto per la chiusura a ipotesi di salvacondotto verso Silvio Berlusconi (è lecito dubitare che alle parole seguano i fatti), quanto per questa frase, che vale la pena rileggere integralmente:

Un governo di larghe intese non rischia di avere le mani legate?
«Il governo ha le mani legate dal peso del debito, dalle scelte dell'Europa che non si smuovono da una linea di austerità e dalla eredità del governo di centrodestra, che ha assunto il fiscal compact e l'obiettivo del 3 per cento nel rapporto deficit pil. Se si ragiona entro questo limite le cose che il governo sta facendo, con poche risorse, sono tutte buone. Piccole cose, intendiamoci. Ma dopo anni di tagli, il provvedimento su cultura e spettacolo è un'inversione di tendenza. Ora dobbiamo chiedere uno sforzo ancor più grande per dare impulso all'occupazione e agli investimenti». 

Qualcosa di buono - e di sincero - stavolta Epifani lo dice. Finalmente riconosce che il governo delle larghe intese ha poco potere non tanto per i veti di Berlusconi alle prese con i suoi problemi giudiziari ma perché si muove entro i rigidissimi paletti imposti da Bruxelles, senza poter fare che "piccole cose" per lavoro e ripresa. E bravo Epifani, finalmente anche tu hai detto quello che tu e i tuoi compagni di partito fino all'altro ieri negavano e che noi sosteniamo da un paio d'anni: se non si esce dalla recessione è perché le politiche richieste dalla Unione Europea lo impediscono. Insistere su una moneta unica tra economie molto diverse, senza meccanismi di aggiustamento come i trasferimenti di risorse dagli Paesi più forti a quelli più deboli, non fa che peggiorare gli squilibri nelle bilancie dei pagamenti (aumenta il surplus della Germania, ma anche il debito estero di tutti gli altri). Mentre l'austerità in tempi di crisi è un'assurdità che sta solo aggravando i conti e l'economia i guai dei Paesi in crisi.

Salutiamo con soddisfazione l'ammissione del segretario del partito più eurista d'Italia. Del resto, anche nel Pd qualcuno comincia a capire che l'evidenza non si può negare in eterno neppure di fronte ai propri, conciliantissimi, militanti, i quali finora si sono bevuti la favoletta dell'europeismo buono a prescindere senza tante storie. Con meno soddisfazione registriamo però anche la furbata di voler attribuire al Pdl la responsabilità di essere stato troppo servile con la Ue. Il centro-destra è stato certamente troppo morbido con Bruxelles nell'accettare il Fiscal Compact e l'obiettivo del 3% nel rapporto deficit-pil già dal 2013 (non dimentichiamo però che lo ha fatto perché messo spalle al muro dal famoso documento della Bce dell'agosto 2011). Ma, egregio segretario, quanto a devozione e zelo verso le miopi politiche europee, nessuno batte il Pd. Chi ha difeso a spada tratta il disastroso governo Monti? Chi ha fatto tutta la propria campagna elettorale annunciando una futura alleanza proprio con Scelta Civica (alleanza che per un vero partito di centro-sinistra dovrebbe essere contro natura)? Quando mai il Pd ha contestato il Fiscal Compact? Non è forse vero che in Parlamento e nelle dichiarazioni alla stampa, nessuno come gli esponenti del Pd finché ha potuto ha solo applaudito e appoggiato le politiche di austerità, tagli e liberalizzazioni promosse dalla Ue, e questo non da due ma da vent'anni? Epifani tutto questo lo sa benissimo. Sa che il primo responsabile nel nostro Paese dell'appiattimento della politica economica ai rovinosi diktat europei è il suo partito. Ma, ora che l'indifendibile non si può più difendere, scarica la colpa sul Pdl, che le politiche di austerità non le ha certamente respinte (purtroppo) ma non ne è neppure mai stato entusiasta esecutore. Una furbata da politico consumato, che possiamo anche perdonare (fa parte del gioco) ma che vale la pena smascherare.

Quello che invece non possiamo perdonare - perché ne va del nostro futuro e del nostro destino - è la terapia che Epifani propone. Dopo aver detto che le politiche europee ci ammazzano per eccesso di austerità, non giunge alla elementare conclusioni che esse vanno quindi radicalmente contestate. Silenzio assoluto. No, l'attuale Ue e questo euro sono totem indiscutibili. Ci stiamo male, ci fanno male, ma sono ineluttabili come la morte e non possono essere oggetto di revisioni e negoziati duri e incisivi. L'unica cosa che si può fare è aiutare il governo nelle "piccole cose" che sta facendo per crescita e lavoro (cioè sostanzialmente nulla) e chiedere all'esecutivo Letta "uno sforzo ancor più grande per dare impulso all'occupazione e agli investimenti". Sono frasi che non significano nulla. Eh sì, perché, egregio Epifani, se non metti in discussione questa Europa, dove le trovi queste risorse? Non hai detto tu stesso che le politiche europee di austerità legano le mani al governo e gli impediscono di operare per superare la crisi? E allora a che cosa serve "chiedere uno sforzo" al governo?  

E' come chiedere a un paziente di "mettercela tutta" per guarire visto che il chirurgo si rifiuta di operarlo, no? E' questa la terapia che il segretario del Pd propone per salvare l'Italia? Sì, è questa: stringere i denti, tenendosi il tumore ma aspettando il miracolo. Intanto il Paese va piano piano a fondo, ma almeno Epifani e i suoi colleghi di partito e di governo prolungano la permanenza sulle loro dorate poltrone. E c'è chi vota ancora questa gente.








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