martedì 28 maggio 2013

M5S, COSI' NON VA

Scrivevo giusto un mese fa su questo blog: "Il tempo delle ambiguità è finito, Grillo si sbrighi e spinga il M5S ad avviare nel Paese quel serio dibattito economico sulle fallimentari politiche europee che il sedicente centro-sinistra ha finora silenziato. Altrimenti finirà per ridurre il movimento a una dei tanti fenomeni populisti che il sistema delle democrazie rappresentative ogni tanto genera e che poi velocemente assorbe. Cioè, a un'avventura politica breve e irrilevante." Ventiquattro ore dopo i risultati delle elezioni amministrative di ieri, posso dire di essere stato facile profeta. Grillo non ha ascoltato i tanti attivisti del suo movimento impegnati a studiare seriamente la politica economica ma ha continuato a fare demagogia come se il bilancio dello Stato potesse essere risanato e l'economia potesse ripartire tagliando questo o quel privilegio o controllando gli scontrini delle pizze e dei gelati dei parlamentari. E il risultato di questa ostinazione è che oltre metà dei consensi ottenuti a febbraio dal M5S sono spariti nel nulla. Gridare alla casta ladra fa prendere applausi nelle piazze ma alla lunga non paga perché la gente che soffre per questa drammatica crisi sociale ed economica vuole delle risposte concrete: come far ripartire i consumi, aumentare i posti di lavoro, difendere lo Stato sociale, garantire sanità e istruzione gratuita ed universale? 

Intendiamoci: i parlamentari del M5S si sono occupati di varie questioni economiche e hanno depositato interessanti proposte di legge. Lo stesso Grillo parla nei suoi comizi di reddito di cittadinanza, euro (anche se continua a non prendere una posizione sul tema, rimandando tutto a un eventuale referendum che peraltro la nostra Costituzione non permette di svolgere), Irap, Imu, piccola impresa. Ma questi temi non sono il cuore dei discorsi dell'ex comico, che continua ad addebitare la crisi del Paese quasi esclusivamente agli sprechi e ai privilegi del sistema dei partiti. Purtroppo per lui e per i Cinque Stelle, però, non si può pensare che un movimento politico faccia molta strada basandosi soltanto sulla lotta alla corruzione. Come insegna l'esperienza dell'Italia dei Valori e della lista Ingroia, la moralità e la legalità sono pre-condizioni dell'attività politica, non programmi di governo. Scrive benissimo il blogger Francesco Maria Toscano: "E’ dall’epoca di Mani Pulite che la macroeconomia viene percepita quale sottobranca di una ridicola sbornia perbenista. Gli italiani, giustamente, non ne possono più. Abbiamo bisogno di uomini capaci di elaborare una strategia programmatica lucida, alternativa e coerente rispetto ai luciferini piani di austerity che tanto fanno eccitare pure i bravi chierichetti grillini".

Grillo pensi bene a queste parole. La forza propulsiva della protesta e dell'indignazione è destinata ad esaurirsi rapidamente se il M5S non vi affiancherà un programma economico e sociale chiaro, realistico e alternativo al soffocante disegno di Bruxelles e alle generiche e vacue promesse del governo Letta. Se il M5S vuole recuperare i voti dei delusi, di coloro che non votano i partiti tradizionali e non vogliono mantenere lo status quo perché non galleggiano sulla crisi ma la stanno subendo duramente, questa è la strada. Altrimenti il movimento diverrà solo l'espressione di un gruppo sempre più ristretto di fanatici moralisti. 

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