mercoledì 20 novembre 2013

LA FOGLIA DI FICO

Per vincere le primarie Civati non disdegna il voto dei felini.
"Non mi ritrovo più in questo Pd. Per questo voglio cambiarlo: basta con le larghe intese, basta con il ricatto continuo sulla tenuta del governo. Che devono pensare gli italiani di gente che dice: "penso una cosa, ma ne voto un'altra?".

Nel giorno della (scontata) riconferma della furbetta Cancellieri al ministero degli Interni, Pippo Civati, alias Ciwati o Ci-voti (tutti nomignoli che lui stesso si è inventato) sforna un'altra perla. Davvero fantastico Civatino! Non fa che lamentarsi del partito in cui milita ma non prende mai l'unica decisione coerente e sensata: andarsene. E perché? Ma è ovvio, perché - come ripete un giorno sì e l'altro pure - intende rimanere per "cambiarlo dal di dentro"! Magari potrebbe farsi prete per cambiare la Chiesa dal di dentro e farla diventare favorevole ai matrimoni gay. Oppure iscriversi a Forza Nuova e farla diventare un partito socialdemocratico.

Già, perché non è affatto vero che la maggioranza dei parlamentari democratici pensa una cosa e ne vota un'altra, quasi costretto da un manipolo di venduti (di volta in volta i "renziani", i "dalemiani", i "101" e altre fantomatiche organizzazioni cospirative). La maggioranza dei parlamentari del Pd è invece bella compatta, perché ha sposato (non è bello ma è umano) la causa della poltrona e pensa giustamente che per tenersela stretta bisogna accontentare i veri padroni (i mercati e Bruxelles, capaci di mandarti a gambe all'aria a suon di spread). E altrettanto giustamente pensa che a questo fine le larghe intese vadano benissimo, visto che tra l'altro offrono al partito un bell'alibi: quello di poter fare macelleria sociale scaricando la colpa sui "tecnici". 

E che le cose stiano così, Civati - al contrario di molti dei suoi fan, spesso in buona fede - lo sa benissimo. Ma non lo dirà mai. Almeno fino a quando non avrà la certezza di avere, fuori dal Pd, gli stessi consensi che ha facendo - dall'interno - la foglia di fico.

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